
Credo che il cuore e la mente si connettano attraverso i sensi. Questo collegamento sviluppa il modo in cui ci relazioniamo al mondo esterno.
Il nostro linguaggio corporale comunica atavicamente a seconda di quanto siamo aperti e ricettivi; la nostra mente, comunque, può raggiungere canali di comunicazione differenti, determinati da come è stata addestrata. In altre parole, mentre il corpo è spontaneo, la mente lavora secondo un’infinità di piccole trasformazioni. Che sono legati alla personalità, ma “tecnicamente” rappresentano il modo in cui una mente umana si può articolare e crescere senza limiti.
E quanto al cuore? Come possiamo renderci conto che non è solo un “contenitore di sentimenti”, ma anche la componente “altra” della mente umana? Nel creare un’opera d’arte, ho bisogno di cuore e mente insieme, e non posso nemmeno considerare che uno esista senza l’altro. L’atto creativo stesso è guidato da cuore e mente che agiscono come yin e yang, come spazio positivo e negativo in un’immagine. Non è possibile pensare che possano esistere separati e produrre reazioni separate e differenti.
Quando lavoro senz’alcun riferimento visivo è come lasciare che i miei sensi si esprimano in totale libertà attraverso il loro linguaggio, mentre quando penso è come metterli in carica per prepararli a esternarsi sia per fare arte, sia per esprimere il pensiero con il parlare o lo scrivere. Tuttavia, il fatto di produrre un’opera d’arte in libertà non deriva solo dai miei sentimenti; lo stimolano infatti gli impulsi che la mente mi ha accumulato nel cuore. Per esser ben chiara su questo concetto, tengo a sottolineare che il cuore può immagazzinare la memoria dei sentimenti quando la mente riposa, dando spazio a un linguaggio corporale più attivo, in cui ci sia posto per i sensi.
Così, quando la mente dà più spazio al cuore, lascia i sensi liberi di esprimersi, ma ciò non significa che non continui ad accumulare – come faceva il cuore con i sentimenti – sequenze di dati ricavati da analisi globali e rielaborazioni successive che potranno portare a un’esplosione di coinvolgimenti emotivi. Se sento che tutto quello che ho pensato, anche nell’inconscio, in un modo o nell’altro, prima o dopo, è destinato a uscire e manifestarsi nel mio lavoro, significa che il mio cuore ha immagazzinato i miei sentimenti, e la mente il pensiero. Inoltre, se e possibile tener separato in qualche modo gli atti di “immagazzinare” dal “comportarsi” – sia agendo o reagendo –, ciò non vuol dire che l’uno (il cuore) può esistere senza l’altro (la mente). Infatti, l’atto di inglobare sentimenti, da “usare” in seguito, mostra che l’interconnessione mente-cuore è la necessità del motore-mente di elaborare quanto dovrà ingoiare; d’altro canto, anche per il cuore ci sarà la necessità di catturare le emozioni che dovrà poi elaborare. Perciò, per me il produrre arte viene dallo sviluppo interiore dei miei sensi e dal loro bisogno di uscire per essere rimpiazzati dai continui input della testa.
Da artista prendo uno scritto di Pascal – “Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce” – quale sorgente genuina della creatività artistica, che per me non è altro che sublimazione dei sensi; comunque, credo che la sublimazione dei sensi provenga da un sottile invisibile costrutto di pensieri elaborati dalla nostra mente attraverso emozioni provate nel corso della vita.
L’istruzione è una priorità quando i sensi vogliono svilupparsi e crescere non solo da dentro a fuori ma anche da fuori a dentro. In tal modo ci è possibile sviluppare concetti che rivelano le relazioni tra mente e cuore e il loro bisogno reciproco per il dare e il ricevere. Possiamo quindi considerare cuore e mente strettamente o, nello stesso tempo, per niente correlati, a seconda delle “circostanze” in cui il pensare/sentire umano trova “se stesso”. Se il cuore non dispone di sentimenti forti, forse le mente non nutre la propria fame, o forse questa fame non esiste per niente. Vorrei credere invece che il cuore sia il vincitore della battaglia dei sentimenti che generano la creatività, a motivo del fatto che io sono un’artista appassionata, e italiana, e romantica, e drammatica, e consapevole della mia necessità di essere come sono per creare le opere che creo.
Bene, è questo quanto basta per farci credere che il cuore sia il primo stimolo per mettere in moto il meccanismo intellettuale della mente nel caso specifico del mio fare arte? Io sono decisa a preservarlo a livello personale, per non confondere il mio ‘stato di cuore/mente’ con quello di altre persone. Sono convinta nel riconoscere che la priorità del collegamento tra cuore e mente dipenda dall’individuo. E tale collegamento non solo esiste, ma nella più parte dei casi è una fusione dei due – cuore/mente – per diventare reciprocamente complementari.
Quindi, alla domanda se è il cuore che ci controlla, aspettando di captare le ‘circostanze mentali’ e tradurle in sentimenti, o se la mente è un meccanismo così perfetto da riuscire a indirizzare la propria energia nel creare condizioni emotive, siamo sicuri di poter rispondere che l’intera questione dipende dalla maturità dell’individuo. Mentre il più delle volte il Cuore matura con il soffrire, la Mente lo fa attraverso la comprensione di quella medesima sofferenza. Mentre la Mente sviluppa la conoscenza, mette in moto un processo in cui il rapporto del Cuore con le emozioni si bilancia. Mente e Cuore perciò sono direttamente legati attraverso lo sviluppo dell’essere umano.
Antonella Mason